giovedì , 13 Novembre 2025
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Discipline Filosofiche, XXXVI, 2, 2026: Foucault’s Archaeology: Sources, Questions and Legacy, a cura di Elisabetta Basso e Andrea Cavazzini

Negli scritti editi e inediti di Michel Foucault che vanno da Naissance de la Clinique (1963) a L’archeologie du savoir (1969), la ricorrenza del termine “archeologia” segnala la centralità di questa nozione nel periodo in cui la ricerca del filosofo si distingue nel panorama intellettuale “strutturalista” per una stretta articolazione tra riflessione filosofica e ricerca storica.
L’archeologia appare infatti, seguendo un’analogia che Freud applica alla psicoanalisi, come una storiografia dell’impensato: cioè come un tentativo di ricostruzione di ciò che, provenendo dal passato, giunge a costituire il presente in cui viviamo senza però essere mai stato presente alla coscienza esplicita degli agenti storici. Si tratta quindi di partire da ciò che è dato nel presente – nei lavori di Foucault, dagli oggetti o dalle pratiche della conoscenza – per ricondurlo a degli strati di storicità che restano impercettibili per lo sguardo immediato di chi agisce nell’evidenza diretta di tali oggetti.
Tuttavia, la cattedra del Collège de France che viene affidata a Foucault nel 1970 è intitolata Histoire des systèmes de pensée, con una formulazione che sembra alludere a una storia della filosofia o delle idee più tradizionale. Da quel momento, il riferimento all’archeologia viene abbandonato, rendendo il termine stesso parzialmente enigmatico e in ogni caso non interamente esplorato nelle sue implicazioni.
L’ipotesi da cui parte questo fascicolo è che l’archeologia, lungi dal ridursi a una figura di stile, costituisca un concetto filosofico a pieno titolo, i cui significati e sviluppi possibili non si riducono peraltro all’uso fattone da Foucault nei propri lavori. Operatore decisivo di una ristrutturazione dei rapporti tra filosofia e storiografia, che vengono dissociati da ogni filosofia della storia in cui il divenire è schiacciato sulla presa di coscienza retrospettiva, l’archeologia implica inoltre – come suggeriva Enzo Melandri fin dal 1968 (La linea e il circolo) – un’intenzione rivolta al recupero di ciò che nel passato è restato inespresso o rimosso. Se ciò comporta, nel campo storico, una distinzione di principio tra res gestae e historia rerum gestarum, tra gli eventi effettivi e la loro trascrizione in una consapevolezza esplicita, nel campo filosofico l’effetto dell’archeologia pare consistere in una postura terapeutica volta a sciogliere i “crampi” dolorosi nell’autocoscienza di un’epoca o di una società.
In occasione del centenario della nascita di Michel Foucault e alla luce della pubblicazione postuma dei numerosi inediti del filosofo, questo numero monografico di Discipline Filosofiche intende proporre una riflessione sul metodo “archeologico” nell’ambito della filosofia e della storia del pensiero. In questa prospettiva, si incoraggiano contributi che affrontino le seguenti tematiche:
1) il rapporto tra archeologia e storiografia;
2) l’archeologia foucaultiana e le sue fonti;
3) metodo archeologico e fenomenologia;
4) archeologia e psicoanalisi;
5) archeologia e strutturalismo;
6) archeologia e analisi del linguaggio;
7) archeologia e archivio;
8) archeologia e genealogia;
9) la posterità filosofica del concetto foucaultiano di archeologia.

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Scadenza per l’invio del manoscritto: 15 giugno 2026
Notifica della decisione: 31 agosto 2026
Scadenza per l’invio della versione finale: 15 ottobre 2026