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Discipline Filosofiche, XXXII, 1, 2022: L’esperienza del dolore. Aspetti epistemologici, ermeneutici e ontologici, a cura di Luca Vanzago

Analisi e riflessioni sul complesso fenomeno chiamato dolore sono antiche quanto l’uomo e certamente presenti fin dall’inizio della storia del pensiero filosofico. Tuttavia, recentemente, si può dire che questo tema stia tornando alla ribalta dell’attenzione degli studiosi, non soltanto dei filosofi ma, anche e forse soprattutto, degli scienziati cognitivi, dei biologi, degli psicologi, dei medici, e dunque di ricercatori che operano in ambiti solitamente meno direttamente coinvolti in questioni che si potrebbero, almeno provvisoriamente, chiamare soggettive o, per altro verso, qualitative.
In realtà il problema di come comprendere il dolore è da tempo presente anche nella riflessione epistemologica sulla medicina, e anzi forse il ritorno di interesse per questo aspetto universale ma certo poco piacevole dell’esistenza umana può essere motivato innanzi tutto dalla crescente preoccupazione dei medici per un aspetto della sofferenza che, da appendice inevitabile della malattia, si sta progressivamente trasformando in patologia autonoma, soprattutto in connessione con l’invecchiamento della popolazione. L’International Association for the Study of Pain, che pubblica l’importante rivista internazionale Pain, è stata fondata nel 1973 e ora vede al proprio interno più di 7000 membri provenienti da 133 nazioni, ha 90 sedi nazionali, e 20 gruppi di interesse speciale, dedicati ad altrettanti temi rilevanti connessi alla ricerca generale sul dolore.
È chiaro dunque che la questione della comprensione del dolore riapre un capitolo del più generale dibattito su cosa sia l’esperienza, e in particolare se la coscienza abbia un ruolo oppure no. Ma, come si diceva, va tenuto in conto anche l’aspetto della comunicazione, non necessariamente linguistica, dell’esperienza dolorosa. In effetti molti questionari di valutazione dell’esperienza personale del dolore propongono una valutazione delle espressioni facciali o dei comportamenti gestuali, quando non sia ad es. possibile ottenere uno scambio verbale significativo con la persona sofferente. In questo senso il corpo “parla” anche se non utilizza il linguaggio.
Questi due problemi sono chiaramente interconnessi e aprono a un dibattito epistemologico che chiama in causa la più generale problematica relativa a cosa sia l’esperienza e in particolare come si debba comprendere l’aspetto fenomenico, in questo caso connesso alla sofferenza, rispetto a un più o meno chiaramente concepito sostrato corporeo o materiale. In definitiva, l’esperienza del dolore riapre il vaso di pandora del contrasto tra dualismo e monismo e dunque la grande questione del rapporto tra mente e corpo. Forse però l’indagine sul dolore può offrire uno sguardo diverso su questi temi tradizionali.
Per esaminare l’ampia e complessa problematica relativa all’esperienza del dolore, questo numero di Discipline filosofiche vuole proporre alcuni approcci, tra loro a volte anche profondamente differenti, che permettano innanzitutto di apprezzare la varietà delle forme della sofferenza, e inoltre di sondarne la valenza filosofica alla luce della comune convinzione che il dolore rappresenti un tema di indagine molto significativo per le sue valenze epistemologiche e ontologiche.

Per contribuire a questo numero si possono proporre testi che ricadano in uno dei seguenti campi, sebbene altre proposte possano essere prese in considerazione:
1) Questioni epistemologiche relative alla valutazione qualitativa e/o quantitativa dell’esperienza del dolore;
2) Questioni relative allo statuto della corporeità come base esperienziale del dolore;
3) Questioni concernenti il rapporto tra coscienza fenomenica e substrato inconscio (cognitivo e/o psicoanalitico) nell’esperienza del dolore;
4) Aspetti relativi ai rapporti tra filosofia e scienze naturali (in particolare biologia e medicina) connessi alla cura del dolore;
5) Tematiche concernenti la dimensione narrativa dell’esperienza del dolore nelle sue connessioni con lo statuto epistemologico delle scienze biomediche.

Istruzioni per gli autori: I manoscritti non devono superare le 9.000 parole, inclusi l’abstract, la bibliografia e le note. Sono ammessi testi in lingua italiana, inglese, francese, tedesca e spagnola. I manoscritti devono essere inviati in formato doc o docx insieme a una versione in pdf come allegato di posta elettronica a Luca Vanzago (luca.vanzago@gmail.com). I contributi verranno inviati a due revisori indipendenti secondo la procedura del referaggio doppiamente cieco. I revisori possono richiedere all’Autore di modificare o migliorare i loro contributi per la pubblicazione. Si prega quindi di allegare sia una versione del contributo anonima intitolata “Manoscritto” sia una “Pagina Copertina” separata in cui siano indicati il nome completo degli Autori, il titolo accademico, l’Università (o l’Istituto) di appartenenza e i recapiti. Il Manoscritto deve contenere un abstract in inglese che non superi le 150 parole e 5 parole-chiave (keywords). Ogni proprietà del file che potrebbe identificare l’Autore deve essere rimossa per assicurare l’anonimato durante la procedura di referaggio. Di ogni testo verrà accusata ricevuta. Nella preparazione potrà essere adottato qualunque stile chiaro e coerente, ma in caso di pubblicazione l’autore dovrà inviare una versione finale che rispetti le norme redazionali della rivista (si vedano le norme redazionali alla pagina https://www.disciplinefilosofiche.it/norme-redazionali/). Inviando un manoscritto, l’autore sottintende che il testo non è stato pubblicato in precedenza in nessun’altra sede e che non è oggetto di considerazione da parte di alcun’altra rivista. In caso di pubblicazione, l’autore è tenuto a rinunciare ai diritti a favore dell’Università degli Studi di Bologna. Potrà richiedere alla Direzione della Rivista il diritto di ripubblicare l’articolo.

Scadenza per l’invio del manoscritto: 31 dicembre 2021
Notifica della decisione: 15 febbraio 2022
Scadenza per l’invio della versione finale: 31 marzo 2022