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XXXIII, 2, 2023: Oltre la coscienza. Percorsi della ricerca fenomenologica. A cura di Andrea Altobrando e Alice Pugliese

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copertina-2016-1-fronteCome può una ricerca che si pone come principio fondamentale quello di attenersi solo a ciò che si dà alla coscienza intuitivamente, e solo nei limiti in cui si dà intuitivamente, proporsi di indagare fenomeni che, per definizione, si porrebbero oltre la coscienza? E come può un tale metodo portare all’intuizione fenomeni ed esperienze che sembrano porsi oltre ciò che un individuo finito ha come limiti? Come può evitare, andando “oltre la coscienza”, non ridurre tutto ciò che si propone di indagare a una sorta di fantasmagoria o a una mera speculazione intellettuale? Sebbene la fenomenologia non sia riducibile allo studio “in prima persona” e sia stato anche possibile parlare di fenomenologia a-soggettiva, è davvero possibile esplorare fenomenologicamente oggetti, eventi, ed anche esperienze che superano, o divergono essenzialmente, da ciò che il fenomenologo “in carne e ossa” di volta in si trova ad essere o può trovarsi ad essere nel momento in cui lucidamente svolge il proprio lavoro di riflessione e analisi?
Nelle opere pubblicate in vita, Husserl non si è mai granché occupato di tali questioni. In un certo senso, il suo programma filosofico, oltre che ispirarsi a (un certo) Descartes, è considerabile come una indagine filosofica che non solo parte dall’esperienza, ma che mette l’esperienza stessa sotto esame al fine di individuarne le strutture e di far emergere le condizioni di possibilità intrinseche alle dinamiche esperienziali stesse e ai suoi oggetti: si parte dall’esperienza che innanzitutto ci si trova a fare (anche immaginativamente), ne si misurano i limiti, ne si analizzano le strutture, e poi si cerca di capire quali oggetti di esperienza siano sensatamente asseribili o meno. Ci sono, però, esperienze e oggetti di pensiero che sembrano porsi oltre la coscienza.
Nei testi qui raccolti troviamo molte di queste questioni affrontate da prospettive diverse, ma tutte nell’alveo della fenomenologia e consapevoli della problematicità che certi “fenomeni” pongono all’indagine fenomenologica. È interessante notare come tutte le ricerche proposte esaminino “fenomeni” che, pur non rientrando nei limiti della percezione oggettuale, fanno però parte integrante della vita quotidiana e di esperienze dotate di senso dei soggetti umani: le pulsioni (Brudzińska), gli istinti e la moralità “incarnata” (Battermann), il rapporto tra intenzionalità e inconscio (Pugliese, De Vita, Mapelli), i sogni (Failla, Chu, Di Chiro), le fantasie (Senatore), la trascendenza della realtà (Neumann), gli oggetti della speranza (Atkinson), la sintonia e la coordinazione con altri esseri viventi (Bornemark), Dio e la materia (Breuer), l’infinito (Altobrando). Non si tratta, insomma, di esperienze e di “idee” frutto di qualche alambiccato e inverosimile esperimento mentale. Sono, piuttosto, “fenomeni” di cui, in un modo tutto da chiarire, le nostre vite sono piene e che, da un punto di vista non solo esistenziale, ma anche pratico-quotidiano, giocano un ruolo centrale nella nostra vita anche cognitiva: come comprendiamo noi stessi, il mondo e gli altri. In questo senso, si potrebbe dire che su questioni come queste si gioca la rilevanza pienamente filosofica della fenomenologia. Sebbene sia sciocco ritenere che la fenomenologia debba occuparsi primariamente o prevalentemente di questi tipi di fenomeni, se la ricerca fenomenologica non fosse in grado di dire nulla di significativo a loro riguardo, essa rischierebbe di risultare una disciplina che si limita a meri esercizi intellettuali o che si situa semplicemente ai margini rispetto al senso complessivo dell’indagine filosofica – situazione che, chiaramente, andrebbe totalmente contro l’idea husserliana della fenomenologia come “filosofia prima”.
Si potrebbe, infatti, ricordando Platone, dire che la filosofia o è in grado di guardare al tutto, o non è filosofia. La fenomenologia, dunque, se vuole essere disciplina filosofica, deve guardare anche “oltre la coscienza”. La massima platonica, ovviamente, non implica che ogni filosofo debba occuparsi di tutto, né che ogni lavoro filosofico debba trattare sempre tutto. Similmente, la fenomenologia, che già per Husserl era una parte della filosofia che non esaurisce il lavoro filosofico nella sua interezza e complessità, non solo non può fare il lavoro delle altre branche della filosofia, come la metafisica, la filosofia del linguaggio, l’etica e la meta-etica, la filosofia della storia, della logica, della scienza, ecc., ma neppure può pretendere di occuparsi rigorosamente e contemporaneamente di tutte le tipologie di fenomeni. La fenomenologia è un lavoro paziente di analisi minuziosa di fenomeni a volte anche estremamente circoscritti. Tuttavia, essa deve sempre operare sullo sfondo della consapevolezza che ogni fenomeno si staglia in un orizzonte di esperienze, oggetti e questioni molto più ampio e qualitativamente differenziato che solo può dare propriamente senso all’indagine puntuale stessa. Non solo: se non si sapesse vedere che il lavoro fenomenologico eccede sempre di nuovo i limiti dell’analisi della coscienza rappresentativa, la fenomenologia si troverebbe ancora invischiata in quello psicologismo con la critica del quale la fenomenologia fa la sua comparsa nel mondo filosofico contemporaneo.
In quest’ottica, possiamo dire che i contributi qui raccolti mostrano tutti la consapevolezza dei limiti del proprio campo d’indagine e, così, lasciano vedere le possibili connessioni delle proprie analisi con ulteriori indagini sia fenomenologiche sia, più ampiamente, filosofiche – in vista di quella mathesis universalis che Edmund Husserl sempre sognò come fine ultimo del lavoro che egli iniziò e la cui prosecuzione ci ha consegnato.

Indice
(cliccando sul titolo si può leggere l’abstract)

Andrea Altobrando, Alice Pugliese, Introduction
Jagna Brudzińska, Drive and Knowledge. On Some Aporias of Transcendental Idealism and Phenomenology
Philipp Battermann, From Scientific Tradition to Immediate Sittlichkeit. What are the Limits of an Archaeology of Original Meaning?
Alice Pugliese, Intenzionalità concentriche, eccedenti, sprofondanti. Revisioni di un concetto fondamentale della fenomenologia
Alberto De Vita, Husserl, oltre la coscienza (cartesiana?)
Tommaso Mapelli, Il diventare cosciente dell’inconscio nella fenomenologia di Husserl
Mariannina Failla, Fenomeni di confine: attualità, inattualità, sonno, veglia, inconscio
Hon Ming Chu, Sleep, Death, Others. Three Limit-Phenomena in Husserl’s C-Manuscripts
Antonio Di Chiro, «Ho sognato il dubbio e la certezza». Alfred Schutz e l’indagine fenome-nologica del sogno
Mauro Senatore, Where Do Centaurs Come From? A Non-standard Reading of Husserl’s Doctrine of Phantasia
Daniel Neumann, Max Scheler and Hedwig Conrad-Martius on the Experience of Reality
Jonna Bornemark, Edwin Gold, The Phenomenology of the Centaur: On the Oneness of Equestrian Bodies
Irene Breuer, Phenomenological Metaphysics and the Problems of Facticity and Genesis. The Twofold Unity of Primal Hyle and God as the Limits of the World-Spanning Teleology
Andrea Altobrando, Sketch of a Phenomenological Enquiry into the Origins of Our Ideas of the Infinite

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